Immagine1

Burnout del caregiver: come riconoscerlo e prevenirlo

Pubblicato il 18 Giugno 2025.

Prendersi cura di un genitore anziano, di un partner malato o di un familiare fragile è un atto d’amore profondo. Ma dietro quella dedizione quotidiana, spesso silenziosa, può nascondersi una fatica che logora, poco a poco. La chiamano burnout del caregiver, ed è una condizione più comune di quanto si pensi.

Il burnout non arriva all’improvviso. Si insinua lentamente, tra un pasto da preparare e una notte passata in bianco, tra una telefonata al medico e una medicazione da rifare. All’inizio è solo stanchezza. Poi diventa spossatezza. E alla fine, può trasformarsi in una sensazione di vuoto, irritabilità, colpa o addirittura rifiuto verso la persona assistita. Ma non c’è nulla di vergognoso in tutto questo: è il segnale che si sta dando troppo senza più ricaricarsi.

Come si riconosce il burnout?

Non esiste un unico segnale, ma una serie di piccoli campanelli d’allarme che, messi insieme, disegnano un quadro chiaro.

Ti senti sempre stanco, anche dopo aver dormito. Hai la sensazione di non farcela più, ma continui per senso del dovere. Le cose che prima ti davano sollievo ora non ti interessano più. Ti scopri più nervoso o scattante, anche con chi non c’entra. E vivi con un costante senso di colpa: perché pensi di non fare abbastanza, o perché ti senti esausto e cominci a desiderare di mollare tutto.

Molti caregiver, pur riconoscendosi in questi segnali, non si concedono il diritto di fermarsi. Temono di essere egoisti, di abbandonare chi ha bisogno. Ma è proprio qui che si nasconde l’equivoco più pericoloso: per prendersi cura di qualcuno, bisogna prima prendersi cura di sé.

Cosa si può fare per prevenirlo?

Il primo passo è riconoscere che si ha bisogno di aiuto. Non sei una macchina, né un supereroe. Sei una persona che sta facendo del proprio meglio, ogni giorno.

Anche piccoli gesti quotidiani possono cambiare molto. Fermati, ogni tanto. Anche solo cinque minuti in silenzio, una passeggiata breve, un caffè bevuto con calma possono aiutarti a rifiatare. Parla con qualcuno: un amico, un familiare, un professionista. Condividere alleggerisce.

Se puoi, chiedi supporto. Non è una sconfitta. Esistono servizi di assistenza domiciliare, badanti a ore, centri diurni. Informarti non ti obbliga a scegliere, ma ti offre alternative.

Cura il tuo corpo: mangia in modo regolare, dormi quando puoi, non trascurare i controlli medici. Il corpo è il primo a lanciare segnali quando stai andando oltre.

E non dimenticare i tuoi spazi. Leggere, ascoltare musica, uscire anche solo per un’ora: non sono capricci, sono benzina.

Non sei solo

Molti caregiver provano esattamente quello che senti tu, ma pochi ne parlano. Eppure, i servizi ci sono: gruppi di auto-mutuo aiuto, sportelli di ascolto, assistenti sociali, medici di medicina generale. A volte, basta una telefonata per iniziare a sentirsi meno soli.

Ricorda: prendersi cura di te non è un lusso, è una necessità. Per continuare a dare amore, hai bisogno di riceverne anche tu. Il primo passo è concedertelo.