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Giornata Mondiale dell’Alzheimer – 21 settembre 2025 Dare senso alla cura: affrontare insieme la malattia di Alzheimer

Pubblicato il 21 Settembre 2025.

Il 21 settembre ricorre la Giornata Mondiale dell’Alzheimer, un’occasione per riflettere su una delle sfide sanitarie, sociali ed emotive più complesse del nostro tempo. L’Alzheimer, che rappresenta la forma più comune di demenza, non è soltanto una malattia della memoria. È una condizione che colpisce l’intera persona e coinvolge profondamente chi le sta accanto.

In Italia si stima che oltre un milione di persone convivano con una forma di demenza, e di queste circa il 60% è affetto da Alzheimer. Numeri destinati a crescere, anche in ragione dell’invecchiamento progressivo della popolazione. Per questo è fondamentale fare prevenzione, rafforzare le reti di assistenza territoriale e promuovere una cultura della cura centrata sulla persona.

La malattia si sviluppa lentamente, a volte in modo quasi impercettibile. Dapprima si notano dimenticanze lievi, una difficoltà nel seguire una conversazione, qualche esitazione nel compiere azioni abituali. Con il tempo, però, questi segnali si intensificano. Il disorientamento può diventare profondo, il linguaggio confuso, le relazioni faticose, i gesti quotidiani richiedono sempre più supporto.

Chi assiste una persona con Alzheimer si trova ad affrontare una quotidianità nuova, spesso faticosa e incerta. Non si tratta solo di “aiutare”, ma di convivere con un cambiamento radicale del ruolo, dei legami, delle abitudini. La relazione si modifica: il genitore che prima guidava ora va guidato; il coniuge affettuoso può diventare confuso o irascibile; il nonno amorevole può non riconoscere più il nipote. È una perdita progressiva che richiede non solo strumenti tecnici, ma anche forza emotiva, pazienza e supporto umano.

Nel contesto dell’assistenza domiciliare, dove molte persone anziane vivono ancora nel loro ambiente familiare, la sfida è quella di conciliare protezione e rispetto dell’identità. Ogni casa può diventare uno spazio terapeutico se adattata con attenzione: luci, segnali visivi, routine quotidiane e stimoli sensoriali possono fare la differenza. Anche il cibo, il tono della voce, le fotografie sulle pareti, i profumi abituali contribuiscono a mantenere un filo sottile con ciò che si è stati.

Per i caregiver, familiari o professionali, è essenziale essere formati e affiancati. L’isolamento e lo stress da assistenza sono una realtà spesso taciuta, ma concreta. È fondamentale conoscere le risorse disponibili sul territorio: consultori geriatrici, centri diurni, sportelli psicologici, servizi di sollievo. Prendersi cura di sé non è un lusso, ma una condizione necessaria per continuare ad essere di supporto.

Anche gli operatori sanitari che si recano a domicilio svolgono un ruolo cruciale: non solo somministrano terapie e monitorano parametri, ma diventano punti di riferimento costanti per le famiglie. Spesso sono le prime figure a notare cambiamenti comportamentali, a intercettare situazioni di rischio, a promuovere una rete di intervento multidisciplinare. Il loro sguardo, quando è attento e competente, può fare la differenza tra un peggioramento evitabile e un recupero di serenità nella gestione della quotidianità.

Questa giornata mondiale non deve restare un semplice richiamo simbolico. È un invito ad agire, ad ascoltare, a costruire insieme un sistema più giusto e inclusivo per le persone con demenza e per chi le accompagna. È anche un momento per ribadire che la persona con Alzheimer è molto di più della sua malattia. Ha una storia, emozioni, desideri che meritano di essere riconosciuti, anche quando le parole si fanno più fragili.

In ogni gesto di cura – un pasto preparato con attenzione, una passeggiata al sole, un tocco gentile sulla spalla – si rinnova un messaggio profondo: tu sei ancora qui, e noi ci siamo con te.